Logistica e Italia, un amore tormentato

Intervista a Giorgio Tesorieri – Vicepresidente Infolog

LM: Il panorama logistico in generale. Come giudicate il mercato in cui operate: quali sono le luci e quali le ombre? Quali misure avreste auspicato e quali si sono concretizzate o sono in via di esserlo? Quali misure invece sono state tralasciate? Qual è il contesto e quali opportunità vi offre “la nuova via della seta”?
GT: Per quello che possiamo giudicare dal nostro punto di vista, la logistica sta assumendo un ruolo sempre più importante, anche a livello nazionale. Se negli ultimi dieci-quindici anni l’enfasi dell’innovazione era rivolta principalmente ai processi di fabbrica, oggi invece questa attenzione si sta spostando verso la parte di processi, flussi e integrazione del mondo produttivo con il mondo della logistica. Dalla fabbrica 4.0 dunque si è passati a considerare tutte le implicazioni della logistica 4.0: e in questo senso si possono intendere anche le agevolazioni economiche come iper o superammortamento. Fino a pochi anni fa questi progetti erano generalmente finalizzati all’informatizzazione interna di fabbriche già attive; oggi si aggiunge la logistica a questo obiettivo, pensando a come reimpostare i flussi sia in prospettiva esterna – outbound del prodotto finito – sia in prospettiva interna, intesa come ottimizzazione dei processi interni. In breve: la fabbrica 4.0 è già una realtà, la logistica 4.0 invece lo sta diventando ed è in continua espansione.

 

LM: La gestione del lavoro sempre in primo piano, soprattutto dopo i recenti casi di attualità, che rischiano di associare definitivamente, agli occhi del profano, logistica con illegalità. Come distinguere il fornitore corretto da quello scorretto? Come smettere una concorrenza suicida basata sul minimo prezzo e iniziarne invece una costruttiva basata sulla qualità
GT: Credo che il problema della legalità nel mondo della logistica riguardi prevalentemente un certo tipo di realtà, per lo più quelle di grandi dimensioni nei settori della distribuzione e della GDO, dove l’outsourcing del servizio è molto diffuso. In tanti altri casi, il ricorso alle cooperative – che è un processo inarrestabile nelle aziende, a mio avviso – non coincide per forza con situazioni di illegalità. Anche nelle realtà della distribuzione, in Italia, assistiamo ad un processo di insourcing della logistica, nel quale il servizio può essere svolto da personale interno, o con il supporto di soluzioni di automazione, o anche con il ricorso a cooperative, ma sempre con la costante supervisione da parte dell’impresa committente. Difficile che in questi casi qualcosa sfugga al controllo dei responsabili della logistica, che gestiscono in toto i flussi e i processi di movimentazione.
Nel caso dei grandi player dell’e-commerce, che operano anche in Italia, ci sono altri rischi all’orizzonte, che possiamo citare in riferimento alla legalità: l’idea che questi possano cambiare a loro favore i paradigmi logistici vigenti, per “piegare” il mercato a loro favore.

 

LM: Evidenze scientifiche e richieste dei consumatori hanno messo in primo piano gli obiettivi di sviluppo sostenibile: moltissime delle tecnologie e procedure utilizzate in logistica sono già state coinvolte da questa potente onda di rinnovamento. Con quali progetti o soluzioni avete colto queste opportunità? Quali risultati avete ottenuto?
GT: La sostenibilità ambientale si realizza innanzitutto in magazzino, ad esempio con pallettizzazioni particolari, riciclo o riutilizzo dei materiali, utilizzo di vettori multicanale; in pratica con tutto quanto attiene all’ottimizzazione dei processi. Dal nostro punto di vista, pensiamo anche alle opportunità dell’informatizzazione, con particolare riferimento ai processi paperless. In questo modo dati e attività si possono condividere sostanzialmente in tempo reale e in modo dinamico (pensiamo alle soluzioni di tracciabilità delle spedizioni); e questo paradigma consente di lavorare diminuendo le emissioni nocive in atmosfera, in quanto evita movimentazioni inutili o attività ridondanti. Digitalizzare il fisico, in pratica, è una via efficace verso la sostenibilità. Un altro concetto che leghiamo alla sostenibilità è quello che riguarda la forza lavoro, che si ritiene danneggiata dalla diffusione di soluzioni di automazione. Per noi invece è vero il contrario. Secondo noi l’automazione porterà ad un diverso impiego delle risorse. Avremo dei logistici 4.0 che anziché occuparsi di facchinaggio al 60%, avranno il compito di controllare i sistemi automatici per essere sicuri che i processi si svolgano in maniera efficiente. In questo senso, è già da una decina d’anni che mettiamo sul mercato persone formate per gestire una logistica 4.0.

 

LM: Il grande capitolo dell’e-commerce: come operatori logistici o fornitori di tecnologia, state sfruttando questa importante tendenza di mercato, e se sì, in quale modo? Come state cogliendo le opportunità di business che essa offre, magari cercando di mitigarne le inefficienze? Ad esempio, il fatto che essa sembri in flagrante contraddizione con le esigenze della sostenibilità?
GT: L’e-commerce sta sicuramente dettando legge nel mondo consumer; ma anche nel mondo industriale si sta verificando un fenomeno analogo, probabilmente influenzato o trainato da questo modello. Rispetto ad una ventina d’anni fa, i lotti di produzione e di spedizione sono aumentati di numero ma diminuiti di volume. Il nostro cliente finale richiede spedizioni sempre più piccole, e questo fenomeno ha il suo culmine nelle spedizioni singole dirette all’utente consumer.
Per questo, le aziende si sono dovute organizzare per lavorare molto più just in time e in ottica lean; per gestire una domanda sempre più frammentata, devono mettere in atto, dalla produzione alla logistica, dei processi di pianificazione e schedulazione, proprio per gestire questa frammentazione e dare al cliente il tipo di collo o di spedizione che lui richiede. Cambiano, a cascata, tutte le logiche del magazzino, che non è più tipicamente orientato allo stock, bensì alla distribuzione e alla composizione del collo cliente. Cambiano i processi, e di conseguenza, i sistemi di automazione e le architetture software che li devono supportare, proprio per gestire al meglio questi nuovi paradigmi di funzionamento.

 

LM: Sulle nostre pagine e nei nostri convegni ci siamo molto occupati di temi alla moda, come la stampa 3D, la mobilità elettrica, la blockchain, l’intelligenza artificiale, la guida autonoma e la robotica… Quale sarà secondo voi l’elemento dirompente, quello che davvero trasformerà in modo radicale lo scenario in cui operate, tecnologico oppure operativo? E su quali orizzonti temporali?
GT: Viviamo già immersi in un mondo tecnologico di quarta generazione. Ma secondo noi la prospettiva più interessante sta in qualcosa che va oltre la singola tecnologia. Per esempio, molti magazzini sono già dotati di veicoli autonomi quali AGV o LGV, che si possono considerare ormai tecnologie consolidate sul mercato, come anche altre soluzioni di automazione come magazzini automatici o magazzini verticali. Quello che le aziende non hanno fatto a sufficienza, però, è integrare e sincronizzare queste tecnologie nel modo più efficiente. La logistica, per assurdo, è ipertecnologica, ma questo consistente apparato è sottoutilizzato e questo porta inefficienza, fino quasi a vanificare gli investimenti fatti. La prospettiva più interessante che vediamo sulla tecnologia, non sta tanto nella scelta della soluzione da utilizzare, bensì nella capacità di sincronizzare, organizzare e connettere insieme le diverse soluzioni.

 

LM: Quali saranno gli impatti delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro: come affrontate questo tema? Quali sono le competenze che cercate, i contratti che perseguite, le professioni che ritenete più strategiche nell’era della logistica 4.0?
GT: I profili che Infolog cerca sono quelli degli sviluppatori software e dei project manager, che da noi troveranno sicuramente la possibilità di esprimersi in attività di ricerca e sviluppo. Le figure che contribuiamo a formare e a mettere sul mercato sono poi i “magazzinieri 4.0”: giovani diplomati capaci di gestire e controllare tutto il parco delle nuove tecnologie, dalla realtà virtuale e aumentata fino alla geolocalizzazione.

 

LM: La classica e immancabile domanda di bilancio. Quale commento potete dare all’anno appena trascorso, per quanto riguarda la vostra azienda o la realtà di cui fate parte? Quale augurio e aspettativa particolare potete esprimere per l’anno che sta per cominciare?
GT: Il 2019 è stato per Infolog un ulteriore anno di crescita rispetto agli anni precedenti, principalmente grazie ad investimenti in nuovi prodotti; parliamo ad esempio del sistema a regia attiva o schedulatore di magazzino, che a nostro avviso rappresenta un’assoluta novità nel panorama logistico. Altro fronte di investimento, quello della realtà virtuale come soluzione per assistere il lavoro degli operatori.
Vediamo un futuro a due cifre anche per il 2020, trainato prevalentemente dal settore delle esportazioni e dall’attività dei grandi player internazionali. La logistica oggi è uno dei settori che assorbe i maggiori investimenti: pensiamo infatti che se un tempo per qualsiasi prodotto i costi di produzione superavano ampiamente quelli della logistica, oggi questo rapporto si è capovolto. E questo vale non solo per l’Italia, bensì anche per il contesto internazionale in generale, quindi possiamo vedere davanti a noi almeno altri quattro-cinque anni di mercato in crescita.

Logistica Management – Gennaio/Febbraio 2020 – pp.63-644